Intestazione e Note

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La Cooperativa di Comunità “Valli di Ziri” ha deciso di iniziare un percorso partecipativo, che si pone come obiettivo principale tutelare le risorse locali genetiche attraverso:

  • la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare

  • la realizzazione della filiera corta

  • la condivisione dei saperi locali

  • la partecipazione attiva della cittadinanza.

La riflessione sul percorso partecipativo nella comunità rurale di Zeri ha reso evidente che la sfida per la salvaguardia della biodiversità non riguarda esclusivamente la conservazione di specie vegetali e animali che rischiano l'estinzione, ma chiama in causa i saperi condivisi e la cultura della comunità rurale nella sua interezza.

L’obiettivo è muoversi nella direzione della creazione di una comunità del cibo, utilizzando metodologie che facilitino l’ascolto, un clima di collaborazione e il dialogo tra le parti, aspetto che è risultato problematico in passato e che richiede un approccio più inclusivo.

Le ricerche in questo campo confermano come l'approccio trasformativo più efficace si sia rivelato essere basato su azioni collettive condivise e dal basso, un approccio, dunque, basato sulle persone e sui luoghi. L’attivazione della comunità del cibo per la protezione e la valorizzazione della pecora e dell’agnello di Zeri non può, quindi, prescindere un percorso partecipato, mirato a riaprire il dialogo con gli attori locali. Il fine ultimo è quello di iniziare a trasformare le valli di Zeri in un laboratorio a cielo aperto, volto a creare una rete accessibile e visibile che favorisca la sperimentazione collettiva, coinvolgendo gruppi di generazioni differenti e favorendo una vera e propria collaborazione attiva della società civile.

A tal fine, questo progetto si muove su due livelli:

  1. un ambito locale di confronto orizzontale e democratico tra gli attori sociali

  2. un ambito trasversale mirato alla promozione della filiera corta e all’attivazione di un circuito locale di produzione, trasformazione e vendita, come indicato all’articolo 13 della L.n.194/15. Per l’attivazione della filiera corta sarà imprescindibile riprendere il dialogo dove si è interrotto ed, eventualmente, attivare nuove collaborazioni e sinergie.

I saperi rurali di comunità a Zeri sono legati ad un esempio che possiamo definire di economia circolare tradizionale, egregiamente illustrata dal detto locale “Zeri mangia del proprio pane e veste del suo pelo”, riferendosi alla filatura della mezzalana, un’antica stoffa realizzata con canapa e lana, una tradizione andata quasi perduta e recuperata con difficoltà dal Consorzio dell’agnello di Zeri che, in coerenza con quanto previsto dallo Statuto, non ha come obiettivo la sola valorizzazione della carne ma anche tutti i prodotti derivati e collegati, la cultura rurale e l’arte del fare del comprensorio zerasco.

Questo progetto prevede di esplorare queste tradizioni locali e alimentarle di energie e sinergie nuove. La riscoperta dei piatti perduti della tradizione gastronomica, ad esempio, permette di conferire un rinnovato significato ed interesse, soprattutto se collocata nell’ottica di una cucina anti-spreco basata sui principi di sostenibilità alimentare. La bomba di riso che usava parti considerate non nobili dell’agnello è una ricetta zerasca oramai perduta, che può essere ricollocata in un contesto di significato attuale. La tradizione locale può anche arricchirsi di ricette mutuate da altre tradizioni come quelle che utilizzano coratella, animelle, testa dell’animale. La direzione profilata dai saperi tradizionali indica la via per approcciare l’animale con rispetto senza creare spreco. L’utilizzo di pecore di fine carriera è fondamentale in questo senso e la loro versatilità favorisce la logica di riduzione degli sprechi. Per seguire questa rotta, necessaria per la riduzione dell’impatto ambientale del consumo di carne, si necessita una collaborazione tra settori di intervento diversi.

Molti dei saperi rurali di comunità sono legati, oltre che all’allevamento della zerasca, alle colture locali, quali castagne, patate, granoturco e Grano 23, anch’esso segnalato nel registro del Germoplasma della Regione Toscana come varietà locale ad altro rischio di erosione genetica dato il ridotto numero di coltivatori. Questi saperi direttamente legati alla biodiversità del territorio saranno il fulcro delle attività, che seguiranno la mappatura delle risorse.