Forum plenario territorio rurale, vino e agricoltura, articolato in tre tavoli tematici

Data: 18 novembre 2014

I focus tematici sono stati organizzati nell’ambito delle attività di partecipazione previste per la redazione del Regolamento Urbanistico del comune e della contestuale Valutazione Ambientale Strategica per discutere e approfondire con i cittadini due temi ritenuti strategici per il futuro di Scansano:

  • Territorio rurale e agricoltura svolto il  18 novembre

I focus sono stati articolati secondo un metodo che ha visto alternarsi di  discussioni in tavoli e di momenti di confronto comune facilitati dal gruppo dei consulenti.

Report  Focus tematico “Territorio rurale e agricoltura”

Si è scelto di affrontare fin da subito le tematiche dell'agricoltura in quanto costituisce una delle attività più importanti per il  territorio scansanese e sulle quali la condivisione da parte degli abitanti  e dei diversi attori è ritenuta fondamentale per poter definire uno scenario futuro condiviso di questo territorio.

Il primo incontro si è svolto a Scansano, nella sala consigliare martedì 18 novembre dalle ore 15:30 alle ore 18:30 circa.

Hanno partecipato all’incontro 14 persone, tra le quali numerosi tecnici professionisti oltre ad alcune aziende agricole, associazioni locali e cittadini.

L’incontro  è stato organizzato secondo un metodo che ha alternato momenti di confronto plenario a discussioni in piccoli gruppi con la presenza di facilitatori.

Il lavoro è stato introdotto dalla Sindaca Sabrina Cavezzini e dall'assessore comunale Lamberto Soldatini che hanno presentato l’obiettivo dell’incontro e le modalità di svolgimento ed è proseguito all’interno di tavoli inerenti specifici argomenti. La sintesi comune e la presentazione dei risultati dei singoli tavoli a tutti i partecipanti ha concluso i lavori.

I tavoli tematici  hanno riguardato i seguenti argomenti:

  1. Rivitalizzare la campagna e le aziende agricole
  2. Buone pratiche agricole: manufatti, energia, e trasformazione dei paesaggi, qualità alimentare
  3. Abitare il territorio rurale: servizi offerti, potenziali e richiesti, percorribilità del territorio

Di seguito brevemente i risultati dei singoli tavoli.

Tav. 1: Rivitalizzare la campagna e le aziende agricole

Facilitatrice: Adalgisa Rubino - MHC

L'obiettivo del tavolo è stato quello di individuare strategie e azioni volte a invertire il processo di abbandono delle aree rurali e facilitare le attività delle aziende agricole. La discussione ha  riguardato diverse tematiche come la valorizzazione dei prodotti e l'integrazione delle pratiche agricole con le altre attività, la percorribilità del territorio la regolamentazione di annessi e manufatti nonché quella relativa ai rifiuti e alla realizzazione di piccoli impianti volti alla produzione di energia. Si è cercato di evidenziare le esigenze, le capacità e i limiti delle aziende e le possibili   strategie da introdurre nel Regolamento Urbanistico. L’argomento è risultato molto sentito e i partecipanti hanno esposto le proprie idee in una discussione ricca di contributi.

In primo luogo è stato evidenziato un uso improprio del territorio agricolo e la presenza di molti vincoli e regole che non sembrano rilevare le esigenze delle aziende agricole come le disposizioni volte a regolamentare le recinzioni o la percorribilità del territorio. Per quanto riguarda le recinzioni non si è tenuto conto delle aziende zootecniche che costituiscono un settore importante dell'economia agricola della zona. Oggi incontrano delle difficoltà sia in relazione alle incursioni di animali selvatici che compromettono la sicurezza dei capi bestiame che in relazione alle esigenze dell'allevamento e quindi alle necessità di far circolare gli animali all'aria aperta. Sarebbe dunque necessario che il regolamento urbanistico individui regole che permettano la chiusura dei fondi adatte al contesto locale tali da non compromettere le attività di allevamento e nello stesso tempo garantire la fruibilità del territorio. I partecipanti infatti ricordano che qualsiasi regolamentazione sulle recinzioni debba tener conto di entrambe le necessità in quanto individuano nella percorribilità del territorio e più in generale del turismo un elemento importante per integrare il reddito agricolo e per implementare lo sviluppo di Scansano. Sottolineano l'importanza di garantire la percorribilità sia a piedi che a cavallo e in bici e a  questo proposito evidenziano la non appropriatezza di alcune soluzioni come quelle di porre le recinzioni a 80 cm dal confine in quanto pur garantendo la permeabilità dei fondi e la continuità dei percorsi pedonali e ciclabili non permettono il passaggio dei cavalli e quindi la presenza di ippovie. Oggi molte strade sono state inglobate nei fondi e l'escursionismo è scoraggiato. Il presidente delle Strade consortili e vicinali e il presidente delle Consorzio delle strade montane, presenti al tavolo, hanno evidenziato che  i finanziamenti a loro disposizione per la manutenzione delle strade sono appena sufficienti a garantire la normale gestione ma sicuramente non bastano per la messa in sicurezza in relazione ai fenomeni di dissesto idrogeologico come le frane e gli smottamenti sempre più frequenti nel territorio comunale. A questo proposito ritengono utile aprire un dialogo con l'amministrazione  e propongono un incontro proprio per discutere insieme di questo problema. L'obiettivo è cercare di avviare azioni volte alla tutela delle strade e alla loro valorizzazione,  migliorare l'infrastrutturazione del territorio a servizio dell'agricoltura del turismo e del tempo libero. Se si riesce a garantire la manutenzione delle strade vicinali e montane non è lo stesso per la rete sentieristica minore che oltre a non essere in buono stato  oggi viene sottoutilizzata. Viene portato come esempio la vecchia strada della Dogana ritenuta da tutti un importante percorso storico che opportunamente valorizzato e inserito un sistema più ampio di percorrenze potrebbe diventare un interessante asse turistico. Manca un sistema di cartellonista appropriato, oggi solo di tipo toponomastico e non tematico, volto a incoraggiare i turisti ad percorrere in maniera più capillare il territorio comunale. A questo proposito viene sottolineato che è stato  avviato un progetto di cartellonistica da alcune associazioni locali che attualmente non è stato preso con la dovuta considerazione dell'Amministrazione anche a causa dei costi. Sarebbe opportuno individuare una serie di itinerari tematici a diverso tipo di percorrenza che inglobi al suo interno non solo le vecchie strade militari ma anche l'attuale strada del vino e il percorso ciclabile che andrebbero opportunamente integrate e ampliate: un vero e proprio piano del sistema della mobilità ad uso turistico e aziendale dove gli agricoltori, opportunamente coinvolti e incentivati da un ritorno economico e di "visibilità", potrebbero anche occuparsi in parte del ripristino, della manutenzione e gestione dei percorsi. Si tratta di  una rete di mobilità dolce che si fonda sul recupero di una serie di sentieri, strade vicinali, percorsi storici e tematici nonché su una serie di strade urbane e intercomunali di più ampia percorrenza. L'idea è quella di pensare qualcosa di integrato tra agricoltura turismo e commercializzazione e affiancare alle normali forme di incentivazione modalità che incoraggino le aziende a partecipare attivamente al progetto.  La rete dei sentieri infatti è percepita come una opportunità anche per la vendita diretta e la degustazione e più in generale per la valorizzazione dei prodotti locali. A questo proposito è stata sottolineata la necessità di promuovere tutti i prodotti legati al territorio come per esempio anche delle carni e dell'olio e non solo del vino proprio per sostenere quelle aziende che attualmente presentano maggiori disagi.

Altre questione importante sollevata è quella degli annessi agricoli e dei manufatti precari. I partecipanti rilevano la necessità di individuare un sistema di regole, nel rispetto delle disposizioni regionali, più adatte alla tipologia e alle esigenze delle aziende presenti come quelle zootecniche. L'aumento dei predatori, che rende necessario il ricovero notturno dei capi bestiame, e l'aumento del numero dei capi per unità di azienda  dovuto anche a motivi congiunturali (diminuzione del numero ed dell'estensione delle aziende) ha reso ancor più evidente l'inadeguatezza dell'attuale regolamentazione. Viene portato ad esempio quella inerente la capacità volumetrica che appare insufficiente a misurare  il reale fabbisogno delle aziende  o quella relativa ai manufatti precari per i quali viene stabilita una durata indipendentemente dal tipo di uso a cui sono destinati. Viene anche sollevata la questione degli alloggi per i dipendenti a tempo parziale. Le proposte avanzate  possono essere così sintetizzate:

  • pensare una regolamentazione a tempo e a scopo ossia ad una norma che non individui una durata uguale per tutti i tipi di uso ma che si differenzi in relazione alle diverse attività e per le quali venga concesso un permesso temporaneo d'uso. Una norma applicabile anche alle stalle che potrebbero in certi casi acquisire un carattere di temporaneità pur nel rispetto di limitazioni e vincoli di tipo estetico.
  • individuare regole per gli annessi agricoli, in particolare delle stalle , di tipo proporzionale  che mettano in relazione il numero dei capi con l'ampiezza aziendale in modo da rispondere in maniera più adeguata alle necessità degli allevatori relative al ricovero degli animali.

E' stato sollevato poi il tema della gestione dei rifiuti agricoli e quello della produzione energetica ossia la necessità di una regolamentazione e di modalità di gestione volte alla sostenibilità del territorio e alla chiusura dei cicli con conseguenti ricadute positive sia in campo ambientale che economico. Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi , per i quali naturalmente vengono seguite le disposizioni nazionali e regionali, i partecipanti pensano che sia importante avviare a livello comunale dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti rivolti esclusivamente alle aziende agricole  che attualmente sono costrette a rivolgersi a delle ditte private con conseguenti ulteriori oneri finanziari rispetto alle imposte che già versano al comune. Basterebbe realizzare delle isole ecologiche  dove gli agricoltori potrebbero conferire i rifiuti (nylon, paglia, letame ecc) o organizzare un servizio di raccolta "azienda per azienda". Tale servizio, sull'esempio dell'iniziativa avviata per i propri soci dalla Cooperativa agricola di Pomonte, potrebbe essere affiancato da quello "porta a porta" per la raccolta dei rifiuti domestici oggi organizzato in aree che comprendono 10/15 abitazioni dove sono presenti i vari cassonetti. Questa esigenza è strettamente connessa al recupero energetico dei rifiuti e quindi alla possibilità di regolamentare le realizzazione di piccoli impianti di biogas e di altre strutture volte alla produzione naturale di energia che potrebbero forse incoraggiare anche la manutenzione delle macchie e dei boschi che oggi versano in stato di abbandono anche per il crollo del prezzo della legna da ardere.

 

Tav. 2: Buone pratiche agricole: manufatti, energia, e trasformazione dei paesaggi, qualità alimentare

Facilitatrice: Sara Giacomozzi - MHC

L’obiettivo del tavolo è  stato quello di rilevare quali azioni sul territorio rurale siano considerate come buone /cattive pratiche da parte dei soggetti che a diverso titolo vi operano, in modo da evidenziare problematiche attuali  da risolvere e azioni propositive  per il redigendo  RU.

Tre le buone pratiche  sono considerate tutte le facilitazioni e incentivi per favorire il presidio del territorio e quindi le attività sia agricole che complementari nel territorio rurale. In questa direzione sono auspicate delle norme che facilitino il recupero degli annessi agricoli con un cambiamento di destinazione d’uso e in generale delle norme più chiare sulla possibilità di trasformazione degli edifici. Defiscalizzare i beni rurali e incentivare gli investimenti con norme premiali che consentano le trasformazioni per integrare la ricettività turistica con la produzione agricola sono azioni che potrebbero invertire la tendenza all’abbandono e spopolamento del territorio. La tutela del paesaggio rurale, che costituisce senz’altro la prima risorsa del territorio,  deve avvenire attraverso un controllo sulla qualità degli interventi (forme e materiali),  mantenendo però una flessibilità normativa per adeguarsi ai casi specifici (es: norma igienico sanitaria sul rapporto illuminante è spesso di difficile verifica nei recuperi edilizi). La riqualificazione energetica del territorio potrebbe essere perseguita implementando la produzione da biomassa, in particolare attraverso  il recupero dei tagli delle potature. La valorizzazione  della fruizione lenta del territorio rurale, da perseguire innanzitutto attraverso il recupero delle strade dogane, è senz’altro considerata una strategia da sviluppare anche in un’ottica di integrazione con percorrenze che vanno al di là del territorio comunale (es: via Clodia). Il recupero dei insediamenti storici sia maggiori (innanzitutto Scansano) che dei piccoli borghi rurali, dovrebbe partire da un progetto unitario, in modo da valorizzare gli spazi pubblici e far riemergere i caratteri originari dei luoghi.

Tra le cattive pratiche sono individuati gli interventi edilizi ritenuti avulsi dal territorio  soprattutto per l’uso di materiali e tipologie non tradizionali (es: loc. Petreto). Fallimentare è ritenuta anche l’esperienza delle residenze turistiche alberghiere che ha prodotto interventi disorganici e incompiuti. Una rigida normativa non contestualizzata sul territorio (soprattutto per quanto riguarda il patrimonio storico) rischia di ostacolarne il recupero e quindi la conservazione.

 

Tav. 3: Abitare il territorio rurale: servizi offerti, potenziali e richiesti; percorribilità del territorio

Facilitatore: Giovanni Ruffini - MHC

Obiettivo del tavolo è stato quello di individuare collaborativamente esigenze, criticità e possibili soluzioni da proporre in fase di redazione del RU relativamente ai servizi richiesti/necessari agli abitanti e ai servizi presenti/potenziali che il territorio rurale offre a turisti e visitatori. Quindi servizi per la mobilità in generale: strade e collegamenti principali e secondari, sentieri, ciclopiste, ippovie – anche in relazione alla fruizione turistica del territorio – trasporti pubblici, assistenza; servizi agli abitanti, accessibilità dei servizi e delle reti, degli esercizi commerciali; servizi richiesti e offerti dai nuovi abitanti (saltuari o meno) e tematiche relative alla stagionalità della residenza.

Le principali criticità emerse nella discussione riguardano le relazioni fra difficile manutenzione della rete idrografica minore (torrenti, fossi, scoline) e della viabilità principale, secondaria e vicinale e delle strade-dogane – per diverse ragioni economiche e burocratico/amministrative – con conseguente degrado ed aggravarsi del dissesto idrogeologico nel territorio rurale. Allo stato attuale l'attività di manutenzione e ripulitura dell'alveo dei corsi d'acqua minori e dei fossi lungo la rete della viabilità minore è assolutamente insufficiente, per la quale si assiste anche a conflitti di competenze, normative complesse e penalizzanti, squilibri fra chi paga la manutenzione di strade private e consorziali (i residenti) e il numero ben più vasto dei fruitori delle stesse strade. Dal punto di vista delle competenze, opinione condivisa dai partecipanti al tavolo era quella della necessità di un ruolo da protagonista del Consorzio di Bonifica, che – a fronte di una riorganizzazione interna che preveda finalmente la figura di un geologo, ed anche di un eventuale aumento delle quote corrisposte al Consorzio – dovrebbe occuparsi anche della manutenzione dei fossi lungo le strade (come succede in Veneto).

Nella consapevolezza che per mitigare il rischio idrogeologico sia necessario governare il territorio, è stato però evidenziata la necessità di adeguati criteri ed indirizzi per le attività di manutenzione, distinguendo fra interventi di emergenza o a lungo termine e fra collina e pianura, che richiedono tecniche di regimentazione e gestione delle acque molto differenti.

Anche la rete delle antiche strade-dogane della transumanza versa in stato di degrado: in gran parte in abbandono, talvolta difficilmente riconoscibili, molto spesso arbitrariamente chiuse, le dogane rappresentano un potenziale elemento di riqualificazione del territorio rurale che attraversano capillarmente, e di rilancio delle attività escursionistiche, per le quali si auspica un progetto complessivo di ripristino e valorizzazione della rete.

Paradossalmente le normative che regolano l'attività pratica di manutenzione della rete della viabilità minore e del relativo sistema di drenaggio sono (o vengono percepite) eccessivamente complesse, inutili o inefficaci, ostacolanti o paralizzanti. I partecipanti al tavolo riferiscono che anche semplici atti di manutenzione del territorio, dal bruciare frasche a ripristinare muretti a secco fino a ripulire l'alveo di un fosso - vengono complicati e resi delinquenziali da norme e regolamenti non certo facilitanti e da procedure burocratiche farraginose e  dispendiose. Peraltro viene sottolineato come la normativa illogicamente consenta pratiche rischiose come l'escavazione su terreni agricoli e comunque fuori alveo, pratica che aggrava il rischio idrogeologico, andando invece a proibire allo stato attuale attività svolte in precedenza come l'escavazione entro l'alveo di fiumi e torrenti, pratica che se attuata secondo criteri adeguati contribuisce alla mitigazione del rischio e al mantenimento degli argini[1].

In generale sembra emergere dalla discussione un rinnovato desiderio di coinvolgimento attivo degli abitanti e degli attori locali alla redazione del RU, con un'attitudine propositiva al recupero e valorizzazione del territorio rurale. Si propone dunque ad esempio un coinvolgimento diretto delle squadre di cacciatori di cinghiali, che da un lato offrono una conoscenza approfondita del territorio utilissima per l'elaborazione di mappe di dettaglio e di percorsi utilizzabili in caso di emergenza (ad es. in caso di incendi, come già successo) o per creare itinerari turistico-escursionistici, dall'altro avanzano richieste precise e puntuali come quella di disporre per ogni squadra di cinghialai di una capanna di caccia attrezzata con i necessari servizi di smaltimento carcasse (meno di una decina di squadre nel territorio comunale).

La posizione univoca del tavolo all'approccio al RU è decisamente orientata verso uno strumento urbanistico snello e facilitante, che consenta al massimo grado nel rispetto della legge regionale il recupero ed eventuale ampliamento del patrimonio edilizio esistente nelle aree rurali, in ottica non certo di cementificazione indiscriminata, bensì di presidio sostenibile e riqualificazione del territorio rurale, della sentieristica, mulattiere e dogane che lo innervano, dei piccoli manufatti e annessi rurali che lo strutturano. Incoraggiare e incentivare dunque il recupero dell'esistente, anche dei ruderi, eventualmente favorendolo anche tramite piccoli premi in volumetria di ampliamento, incentivi destinati non esclusivamente agli agricoltori ma anche ad attività extra-agricole, non escludendo a priori nemmeno le ristrutturazioni a fini di vendita. Si vuole invertire la tendenza attuale che regola troppo rigidamente l'uso (e il ri-uso) dei fabbricati, che grava di norme complesse e imposte eccessive anche la realizzazione di semplici box in lamiera fino ad imporre sovente la rinuncia di volumi già accatastati. Si auspica maggior flessibilità dei regolamenti per favorire decisamente l'abitare e lavorare nel territorio rurale, consentendo ad es. per i numerosissimi piccoli appezzamenti (fino ad 1 ettaro) che costellano l'intorno dei centri urbani con funzione importantissima di presidio e manutenzione, di soddisfare la basica necessità di realizzare/recuperare piccoli annessi rurali e rimesse fino a 20/30 mq.

Pur nella consapevolezza che l'amministrazione comunale non possa farsi carico da sola di tutti i problemi elencati e che una delle necessità più impellenti consista nel superamento di un'ottica miope troppo legata ad interessi particolari, verso una prospettiva di mutuo sostegno e di rete (fra associazioni, agriturismi, ecc.) di comunicazione e promozione verso l'esterno, la considerazione conclusiva della discussione ribadisce l'esigenza di condivisione fra tecnici, stakeholders e amministrazione comunale  dei contenuti del RU/variante anche negli aspetti tecnici di dettaglio ben prima dell'adozione.

 

[1]    Le considerazioni sull'escavazione entro l'alveo e sul ruolo del Consorzio di Bonifica che sono state espresse al tavolo, in particolare dal sig. Benedetto Grechi presidente della Cantina Cooperativa e dal geologo Luca Torti, riecheggiano quasi con le stesse parole le testimonianze di diversi agricoltori, raccolte durante l'attività di rilievo del patrimonio edilizio, in particolare nelle aree adiacenti al fiume Albegna e agli affluenti minori nella zona (frequentemente alluvionata) di Pian del Tesoro-Torricelle nell'ambito della frazione di Pomonte.