Intestazione e Note

I saperi rurali condivisi delle valli di Zeri

fase 3 di 4: Fase operativa per i laboratori di paese

Parliamo di

Le Valli di Zeri

Il comune di Zeri si estende lungo la vallata di Adelano, Rossano, Codolo e Zeri. La superficie comunale è di 73,59 Kmq, con una densità abitativa che, secondo l’ISTAT, è scesa a 13,6 abitanti per kmq nel 2019. La parte inferiore delle vallate è inabitata e inutilizzata, mentre nella parte mediana e medio-alta, tra i 600 e 1.400 m. s.l.m., vive una popolazione totale di meno di 1000 abitanti. A causa della debolezza della struttura economica, della perifericità geografica e del conseguente isolamento, Zeri può essere considerato come uno dei comuni rurali più marginali della Lunigiana, con il reddito medio dei suoi abitanti tra i più bassi della regione.

L’economia locale, essenzialmente agricola, sopravvive in un fragile equilibrio costantemente a rischio e i dati statistici portano evidenza di un declino economico di lunga durata. L’agricoltura zerasca, strutturata in piccole e micro aziende a conduzione familiare, è specializzata nell’allevamento bovino e ovino, in particolar modo della pecora “Zerasca”. La razza ovina autoctona è segnalata come razza semi-reliquia a rischio di estinzione ed inserita nella banca dati delle risorse genetiche autoctone animali della Regione Toscana.

Nonostante l’agricoltura rappresenti per il territorio di Zeri l’attività economica principale, essa soffre di una crisi di lungo periodo. Di questa crisi generale ha risentito anche l’allevamento: l’allevamento bovino continua a registrare una riduzione drammatica sia del numero delle aziende che del numero dei capi; l’allevamento ovino ha registrato una consistente perdita di aziende.

L’agnello di Zeri è presidio Slow Food fin dal 2000 e considerato uno dei gioielli gastronomici italiani. Nel corso degli anni aveva visto crescere il numero di capi in modo esponenziale, fino ad arrivare a simboleggiare una rinascita del territorio rurale, grazie sopratutto ad una nuova generazione di allevatori e allevatrici. Nel 2001 è stato costituito il Consorzio per la valorizzazione e la tutela dell’agnello di Zeri, con un marchio e un rigoroso disciplinare di produzione. A partire dagli anni novanta, l’iniziativa di ri-scoperta e di salvaguardia (attraverso un processo di purificazione) ha condotto a quello che fu riconosciuto come un “piccolo miracolo”. Nel 2002, il Sole 24ore dedicava un articolo alle “Signore degli Agnelli”, esaltando il ruolo di giovani imprenditrici agricole in questo cambiamento.

Da questo “piccolo miracolo” prese le mosse un processo di creazione, consolidamento ed espansione della “comunità per la protezione e la valorizzazione della pecora e dell’agnello di Zeri”.

Questo processo di valorizzazione, però, si è arrestato agli inizi degli anni duemila ed è a tutt’oggi interrotto. Per garantire la filiera dell’agnello si rendeva necessario il controllo del processo di macellazione da parte degli allevatori, che trovò risposta nell’acquisto, grazie ad un finanziamento pubblico, di un mattatoio mobile, ancora oggi non operativo, a causa di un contenzioso con le autorità locali, che si è risolto solo recentemente. Inoltre la presenza dei lupi, re-inseriti in seguito ad un progetto europeo, mettono a repentaglio la possibilità delle pecore di cibarsi liberamente nel bosco, inficiando la qualità della carne stessa. I casi di pecore uccise da lupi in questa zona sono in crescita esponenziale ed in alcune circostanze, come quello di una allevatrice che ha perso decine di capi, provocano la chiusura delle stesse aziende.

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