Intestazione e Note

Cantieri della Salute

fase 1 di 6: Analisi del contesto

Parliamo di

Fare rete, a partire da obiettivi concreti. Il percorso di progettazione partecipata delle cinque sperimentazioni

Quanto spesso nel mondo della progettazione socio-sanitaria si parla di “fare rete”? Costruire e consolidare ampie forme di collaborazione tra attori territoriali diversi è un obiettivo fondamentale riconosciuto da molte associazioni, organizzazioni ed enti locali. Eppure, talvolta il concetto di “rete” rischia di essere ripetuto invano, come un mantra che infonde coraggio ma non porta a nessun risultato concreto.

Forse è proprio vero quel che ci è stato detto qualche mese fa: “il modo migliore per collaborare, è iniziare a farlo”. Questa frase, pronunciata da un partecipante ai workshop di capacitazione dei Comitati di Partecipazione Zonale appare quasi tautologica, eppure racconta di una delle sfide più grandi per chi fa partecipazione in sanità. Parla della difficoltà di trovarsi, riconoscersi, e iniziare a condividere un percorso che è fatto prima di fatica, e solo dopo di soddisfazione.

Anche per questo, una parte consistente del percorso che Cantieri della Salute ha previsto per i Comitati e le Consulte di ciascuna delle zone coinvolte è stato dedicato proprio alla progettazione di servizi territoriali sulla base dei temi identificati nella precedente fase di analisi del contesto.
 


IL METODO: LA PROGETTAZIONE PARTECIPATIVA


Come trovare soluzioni efficaci a problemi complessi? In tanti modi sicuramente, ma mai da soli. Così, in questa fase abbiamo proposto ai Comitati di adottare il metodo della progettazione partecipativa. Questo metodo, conosciuto anche come “co-design” è un approccio di progettazione dei servizi che parte dal coinvolgimento attivo di tutti i portatori di interesse/stakeholder (associazioni, cittadini, utenti finali, enti locali) con l’obiettivo di garantire che il servizio incontri i bisogni di chi ne beneficia e sia sostenibile per chi lo offre. Una forma di “co-progettazione” insomma, ma diversa da quella procedura di evidenza pubblica già normata dal Nuovo Codice del Terzo Settore: negli spazi della progettazione partecipativa chiunque è benvenuto e può dare il suo contributo in termini di idee e risorse, a prescindere dalla sua possibilità o volontà di contribuire fattivamente alla messa in pratica del progetto.


Un’attività, questa, che ha un grande potenziale generativo, ma che richiede di chiamare a raccolta attori diversi dagli interlocutori abituali, per godere di punti di vista nuovi e inaspettati. La preparazione agli incontri ha quindi richiesto un grande sforzo di promozione dell’iniziativa e di coinvolgimento da parte dei Comitati di Partecipazione, delle Società della Salute e dello staff di progetto. Attraverso la pubblicazione di una manifestazione d’interesse e di un comunicato stampa, l’invio di mail e una serie di contatti telefonici mirati, le cinque sperimentazioni hanno potuto beneficiare di un panorama ampio ed eterogeneo di partecipanti, composto da associazioni, cooperative, enti locali, reti informali, singoli cittadini. A questi si sono aggiunti anche gli attivatori e le attivatrici di comunità: persone
appositamente formate da Cantieri della Salute, che sono state invitate a mettere in pratica le proprie competenze in materia di innovazione sociale e supportare la progettazione in zone geograficamente vicine o attive su tematiche di loro interesse.

 

Le diverse tipologie di persone presenti alla progettazione partecipata

Non solo un modo per progettare servizi utili alla collettività, ma anche un’ottima ‘scusa’ per incontrare nuove realtà e ampliare i propri orizzonti. Unendo le forze su tematiche di comune interesse, i membri dei Comitati di Partecipazione hanno potuto così scoprire volti nuovi e collaborare con altre associazioni del territorio, arrivando spesso a scambiarsi i numeri di telefono per non perdersi di vista al termine del percorso. Un incontro che offre benefici anche alle nuove organizzazioni che si sono affacciate a questo percorso: le realtà che hanno aderito alla manifestazione d’interesse infatti hanno potuto osservare più da vicino il funzionamento del sistema di partecipazione regionale in sanità, e toccare con mano il lavoro del Comitato di Partecipazione e della Consulta del Terzo Settore del loro territorio.


I PRIMI RISULTATI NELLE CINQUE ZONE

Le attività di progettazione non sono ancora arrivate alla fase di implementazione sul campo di quanto progettato, eppure lo scambio di idee avvenuto durante i primi workshop mostra già alcuni risultati promettenti. Come nel caso del gruppo di lavoro dell’Amiata Val d’Orcia Valdichiana Senese, che confrontandosi a partire dai risultati della ricerca commissionata a un’antropologa medica, è arrivato a delineare i tratti di una campagna di informazione sulla vaccinazione Covid fondata sull’educazione tra pari (peer education) e sul raggiungimento dei cittadini in piazze e luoghi informali. O come in Alta Val di Cecina Valdera, dove una fitta rete di associazioni e organizzazioni si è dedicata alla messa a punto di uno sportello di orientamento e informazione fondato sulla messa in rete di competenze e conoscenze di ciascuna associazione. O ancora in Fiorentina Nord-Ovest, dove operatori professionisti e associazioni esperte di disabilità stanno elaborando strategie per favorire l’accessibilità delle persone con disabilità ai luoghi ricreativi e di socializzazione di tutti. Continuano i lavori in Lunigiana: qui il gruppo di lavoro sta elaborando consigli che integrino il preesistente servizio di trasporto sociale erogato dalla SdS, con alcune intuizioni profondamente innovative come l’impiego di strategie di ludicizzazione (gamification) per coinvolgere platee più ampie di volontari nella consegna di beni e servizi nei comuni montani sparsi.
 

Un momento della progettazione partecipata in Amiata val d'Orcia Valdichiana Senese

 

Sono iniziati i lavori anche in Valdichiana Aretina, dopo un paziente e accurato lavoro di coinvolgimento degli attori territoriali. Sono più di 20 le diverse realtà che si sono unite al Comitato nel raggiungimento di un obiettivo che gli è molto caro: la promozione di nuove strategie di invecchiamento attivo per la popolazione ultrasessantacinquenne.

Terminati i quattro incontri territoriali di progettazione del nuovo servizio, i gruppi di lavoro di ciascuna zona inizieranno presto a dedicarsi ad attività di test del prototipo ideato - con l’obiettivo di verificarne la funzionalità e di trarne modelli sostenibili e replicabili, anche grazie a un budget che Regione Toscana ha destinato alla sperimentazione dei nuovi servizi.

I nuovi progetti avranno gambe per stare in piedi da soli, e diventare un punto fermo nella programmazione zonale in materia di salute? Non possiamo saperlo per certo. Ma una cosa resterà di certo oltre queste attività: i nuovi alleati fatti lungo la strada, e la rinnovata capacità di stare sul territorio e collaborare nell’elaborazione di politiche per la salute di tutti. E se sarà così, ne sarà già valsa la pena.

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