Stare a Scuola

 

Il quarto laboratorio di Versilia School City sul tema “Stare a Scuola” si è svolto il 23 Febbraio 2015, all’interno della Scuola Secondaria di Primo Grado Barsanti. Al laboratorio hanno partecipato 13 persone tra cui insegnanti, membri dell'amministrazione scolastica, genitori e familiari degli studenti Pietrasantini e rappresentanti delle associazioni culturali del territorio. Dal laboratorio è emerso chiaramente quanto il modo di stare a scuola rappresenti una parte importante del percorso formativo. 

 

Report

 

“Stare a scuola mette in relazione spazi, strumenti e didattica”

Diversificare il rapporto degli studenti con questi tre elementi è stato riconosciuto come un elemento di valore del percorso di apprendimento.

 

Studiare matematica in palestra

Oltre lo spazio dell’aula, nella sua conformazione tradizionale, è emersa la necessità di poter usufruire di spazi aperti come giardini, parchi e cortili allo scopo di mettere in relazione lo studio teorico con l’esperienza empirica; così come risulta indispensabile per l’apprendimento l’utilizzo di spazi di scambio ed incontro, sia con le altre classi che con la cittadinanza.
Ripensare la conformazione degli spazi della scuola consente di sviluppare altre intelligenze, a partire dal recupero della consapevolezza del corpo, spesso messo in secondo piano nei processi di apprendimento. È emerso come una concezione prevalentemente statica dello stare a scuola non incontri il bisogno di movimento degli studenti, bisogno che emerge in
alcuni momenti della giornata scolastica, durante la pausa di ricreazione o le ore delle materie il cui approccio allo stare in classe è più libero, traducendosi in momenti di sfogo incondizionato.


Carenza degli spazi - Si può cambiare metodo quando non si può cambiare lo spazio?

L’aula è lo spazio pedagogico per eccellenza, fulcro delle relazioni tra insegnanti e studenti, uno spazio chiuso, nido dell’apprendimento e della cultura. Uno spazio convertibile ad un diverso tipo di relazione e di apprendimento; basta cambiare la disposizione dei banchi o spostare la cattedra per modificarne l’equilibrio e creare ambienti diversi in cui apprendere. Il desiderio di terzi spazi, luoghi di incontro e condivisione, configge con l’inutilizzo degli spazi esistenti, come mense corridoi e cortili, per via di una struttura normativa persistente e di un’applicazione rigida delle regole. Una maggiore disponiblità di spazi non garantirebbe la diversificazione dei metodi di apprendimento e dello sviluppo delle intelligenze altre. Occorre lavorare per ridiscutere il rapporto pedagogico tra insegnante e alunno e le applicazioni normative che regolano la vita scolastica e il suo rapporto con la città.

 

Regole
La deriva di responsabilizzazione degli insegnanti ha portato in alcuni casi questi a badare maggiormente all’incolumità fisica degli allievi che alla loro crescita cognitiva. Ma tra la dimensione regolativa e il fare scuola esiste uno spazio di agibilità dovuto alla necessità di traslare la disposizione (ordinamento in potenza) in norma (ordinamento in atto). Questo processo, inteso come interpretazione normativa consente un’applicazione creativa delle regole, ad esempio in passato riducendo di 10 minuti le ore di lezione quotidiane si è dato spazio ad attività laboratoriali non previste dei curricula. Questo esperimento, seppur non più replicabile per via di un restringimento normativo dell’autonomia scolastica, evidenzia come la (buona) scuola possiede gli strumenti per adeguare la necessità di tutela con quella di crescita per gli allievi.

 

Indicazioni progettuali
Dalla discussione è emersa la necessità di recuperare nuovi spazi all’esperienza di apprendimento, dotando la scuola di nuove strutture, recuperando quelle inutilizzate ed impiegando quelle che la città ha da offrire. In particolar modo attivare questo scambio con il contesto aiuta la costruzione di una comunità scolastica anche al di fuori delle mura della scuola.
Altro elemento emerso riguarda il superamento del dualismo di approccio alle regole che vede contrapporsi l’applicazione pedissequa e la trasgressione delle stesse; se è vero che alcune regole limitano le capacità di apprendimento è anche vero che rispettarle risulta di per sé un principio educativo irrinunciabile, e infine una tutela per il corpo docente.
Per questa ragione l’unica soluzione sembra costruire una comunità scolastica forte, un rapporto di dialogo con le famiglie che non porti alla rinuncia delle responsabilità, bensì ad una condivisione delle stesse tra studenti, docenti, personale interno alla scuola, famiglie e città.
Creare dei momenti di dialogo in cui condividere principi educativi e costruzione delle norme (applicazioni delle regole) è indispensabile per la cultura scolastica.
È necessario sperimentare strumenti in questo senso che portino attraverso la collaborazione e la cooperazione a risultati ottimali per l’applicazione delle regole e lo sviluppo della persona.

 

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